MSFS EURO HELI TOUR SOLO '23 — Da Reykjavik a Roma-Urbe in 49 mosse + 1

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1^ Tappa: 🇮🇸REYKJAVÍK - NESKAUPSTADUR🇮🇸
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1.jpgLa prima tappa dell’EHT ‹Solo› '22-23 – giro di tutti i paesi d’Europa, sim-pilota e unico passeggero del fido elicottero Airbus H145 (immatricolato I-AURF) – parte e si conclude in Islanda, sollevando i pattini da BIRK-Reykjavík e percorrendo le 269 NM (498 Km) che mi separano da BINF-Nordfjördur in circa 2 ore.


Volando il più possibile a bassa quota, il piano prevede una rotta non lineare: inizialmente per ammirare dall’alto la deliziosa capitale islandese, poi per sorvolare le acque turchesi del Thingvallavatn; quindi per praticare un po’ di slalom aereo tra i due massicci dell’Hofsjökull e del Vatnajökull.
REYKJAVÍK
Reykjavík.jpg
LAGO THINGVALLAVATN
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Infine, per la scelta di atterrare a BINF (anziché utilizzare l’aeroporto regionale “ufficiale”, quello di Egilsstadir): perché infilarsi nei diciotto chilometri del Mjóifjördur, doppiarne il capo roccioso – il punto più a Est dell’Islanda – e infine approcciare al piccolissimo scalo del Nordfjördur, vale di certo il viaggio più lungo.
NORDFJÖRDUR
Nordfjördur.jpg

Neskaupstadur, adiacente all’aeroporto, arriva a stento a millecinquecento abitanti; quasi tutti impiegati in uno degli impianti di lavorazione del pesce più grandi e avanzati in Europa, piuttosto che nella locale fonderia di alluminio o nella nuova, moderna centrale idroelettrica.
Fino al 1949 – prima che venisse costruito un tunnel a 2 corsie di quasi otto chilometri – la città era accessibile solo in barca; erano gli anni in cui era soprannominata “Piccola Mosca”, a causa del suo forte background socialista. Oggi, di sovversivo, c’è rimasto l’Eistnaflug: festival di musica metal, hardcore, punk, rock e indie che per tre giorni quasi triplica la popolazione di Neskaupstadur; ma c’è stato a Luglio e quindi sono in ritardo.
NESKAUPSTADUR​
Neskaupstadur.jpg
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Neskaupstadurn.jpg
Bene: cosa fa un viaggiatore da quelle parti? Per camminare en plain-air nella natura, fra prati, boschi e sentieri di montagna c’è n’è quanto basta; ugualmente per splendide passeggiate a cavallo.
Per dormire, ideale la sistemazione all’Hildibrand Apartment Hotel. Che ha anche un ristorante dove ogni voglia di baccalà – come di qualsiasi altro piatto locale, di pesce e non – può essere soddisfatta.
HILDIBRAND APARTMENT HOTEL
Neskaupstadur, Hildibrand Apartment Hotel.jpg305200462_10228621021378766_5487089988454526783_n.jpg
 
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2^ Tappa: 🇮🇸NESKAUPSTADUR - TÓRSHAVN🇫🇴
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Volendo andare dall'Islanda in Norvegia vi troverete davanti il Mare del Nord: "ruscello" troppo ampio da attraversare a pie' pari. E allora potete usare gli arcipelaghi delle Fær Øer e delle Shetland come dei bei sassoni da usare per non bagnarvi le estremità.
È da intendere in tal senso questa mia 2^ Tappa dell'EHT Solo '22-23 / Euro Heli Tour, nella quale salto da Nordfjördur, Islanda a Vágar.


Nelle Fær Øer ci sono diversi eliporti ma — vuoi per il fascino dell'approccio, vuoi per nostalgica affezione (EKVG è stata la meta di una delle 58 tappe del mio World Air Tour for Peace dello scorso anno > https://www.facebook.com/WATfP) — ho scelto di atterrare a Vágar, unico aeroporto dell'arcipelago.
Tanto poi da lì per giungere a Tórshavn, capitale delle Fær Øer, bastano una cinquantina di minuti in auto.
TÓRSHAVN
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Durante questo breve trasferimento si ha un ottimo assaggio di quel che offrono queste diciotto isole vulcaniche piazzate tra il Nord Atlantico e il Mare di Norvegia: natura, natura e natura. Natura, natura, natura. Sono terre dal clima impervio, con 270 giorni di pioggia all'anno, frustate dal vento ma che regalano anche paesaggi drammatici, fatti di scogliere nere e interminabili distese verdi.
All'Havgrím Seaside Hotel 1948 di Tórshavn — dove sim-ritorno volentieri
😊
— oltre al meritato riposo, mi posso anche godere gustose colazioni di fronte ad albe strepitose.
Alla prossima tappa!
HAVGRÍM SEASIDE HOTEL​
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3^ Tappa: 🇫🇴TÓRSHAVN - LERWICK🏴󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿
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map.jpgLa terza tappa è il secondo dei "saltelli" che occorre fare per arrivare sull'Europa continentale. Si parte da un arcipelago subartico, comunque costituito in nazione — qual è quello delle Fær Øer — per arrivare su uno ancor più remoto.


Dopo un volo di circa 280Km direzione Sud-Est, ci sono infatti le Shetland: un centinaio d'isole e isolotti rocciosi e spogli che sfidano ogni giorno la furia degli elementi. Un paesaggio meraviglioso fatto di bassi colli, rocce e brughiere spazzate dal vento; i centri abitati sono pochissimi, il freddo è costante anche in estate, gli alberi non riescono a crescere per la forza del vento e le isole sono abitate quasi esclusivamente da foche e pulcinella di mare. E se amate animali più addomesticabili, le Shetland sono anche la patria dei tipici, omonimi pony.
PULCINELLA DI MARE
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PONY DELLE SHETLAND​
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Amministrativamente appartengono al Regno Unito — le Orcadi sono a una ventina di chilometri, la costa scozzese è a una settantina — ma i circa 24.000 abitanti si sentono fieramente cittadini più della Scandinavia che della Scozia. La posizione strategica rispetto alle rotte marittime del Nord ha conferito alle Shetland, oltreché una particolare atmosfera da avamposto di frontiera, una cultura più vichinga che scozzese: una "diversità" che si nota tanto nel marcato dialetto locale che nel rinomato «Up Helly Aa», la festa vichinga del fuoco nella quale la musica è basata prevalentemente sul suono del violino, più che della cornamusa.
AEROPORTO DI SCATSTA (EPGM)​
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Lerwick — a poco più di mezz'ora d'auto dal piccolo aeroporto di Scatsta — è il fulcro cittadino dell'arcipelago e concentra un terzo della popolazione dell’intero arcipelago. Il suo porto è un andirivieni di traghetti, pescherecci e tante navi che transitano nel Mare del Nord. In estate l’atmosfera è davvero vivace: dal porto, il centro si sviluppa e si dirama con stretti e pittoreschi vicoli («closses») che scendono verso il mare e salgono verso la "città nuova", con i suoi edifici in stile tardo-vittoriano, una volta considerati i bassifondi della città.
LERWICK​
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UP HELLY AA​
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Da quelle parti — se non si hanno particolari pretese, oltre ad ambiente tipico e servizio dignitoso — c'è l'Eddlewood Guest House per dormire.
Per la buona cucina — soprattutto per crostacei, molluschi e salmone — è ottimo il Fjara Café Bar.
EDDLEWOOD GUEST HOUSE​
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4^ Tappa: 🏴󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿LERWICK - BERGEN🇳🇴
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map (1).jpg

È il salto con cui mi metto alle spalle il Mare del Nord e grazie al quale poggio finalmente i pattini del mio AH-145 󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿 ⟨I-AURF⟩ sull'Europa continentale


Bergen — principale centro della Vestlandet — con i suoi quasi 400 mila abitanti è la seconda città più popolata della Norvegia, dopo la capitale Oslo.
È situata su una penisola — la Bergenshalvøya, appunto — della costa sud-occidentale norvegese (la "testa" del felino slanciato che con un po' di immaginazione è rappresentato dalla Scandinavia sulle mappe...); il centro cittadino e i quartieri settentrionali della città si affacciano sul Byfjorden, mentre molti sobborghi sono situati sulle isole intorno. L'intera città è circondata dalle montagne, ed è il motivo per cui Bergen è nota anche come "la Città delle Sette Montagne".
Anche se è statisticamente indicata come la città più piovosa d'Europa, una visita a Bergen vale di certo il viaggio. Il suo centro storico — ovvero il quartiere di Bryggen, classificato dall’UNESCO come ⟨Patrimonio dell’Umanità⟩ — è la cartolina più caretteristica di Bergen: le attuali casette colorate erano gli antichi magazzini e dietro ai magazzini si sviluppavano gli alloggi dei mercanti. Le case in legno, una vicino all'altra, sembrano sorreggersi a vicenda.
BERGEN, BRYGGEN​
Berg1.jpg

A poca distanza da Bryggen trovate molte bancarelle di pesce. Poi altre bancarelle di pesce e — indovinate un po’? — altre bancarelle di pesce: sarà mica il Mercato del Pesce? Sì, però non proprio come lo intendiamo noi: parlando di "mercato" verrebbe infatti da pensare che sia un luogo in cui comprare il pesce fresco. E invece no: il pesce fresco c’è eccome, ma il bello è che viene anche cucinato e si può gustarlo seduti comodamente al tavolo.
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Per dormire, confortevole e con panorama sul fiordo, c'è il Radisson Blu Royal Hotel.
RADISSON BLU ROYAL HOTEL
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5^ Tappa: 🇳🇴BERGEN - HAMAR🇳🇴
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MAP.jpg

Mi sollevo da Bergen in una bella mattinata, col sole che — a queste latitudini — scalda a malapena l'aria di fine settembre (a terra ci sono 10°).
BERGENbergen.jpg

La destinazione è l'aeroporto di Hamar (ENHA), dove ha sede l'omonimo Flyklubb che lì — stante la forte richiesta di piloti di elicotteri, generata dallo sviluppo dell'attività petrolifera offshore — ha stabilito la più grande scuola di aviazione della Norvegia.


Ma per arrivare ad Hamar — mentre il meteo peggiora e s'addensano parecchie nuvole — devo prima volare per circa 180 miglia su una distesa fatta tutta di boschi, specchi d'acqua e zero centri abitati, costeggiando il Parco Nazionale dell'Hallingskarvet (una catena montuosa il cui punto più alto sono i 1.933 metri del Folarskardnuten) e i grandi laghi del Nygardsvatnet e dell'Ustevatn.
LAGO NYGARDSVATNET​
Ustevatn.jpg

E sempre a proposito di laghi, sulle rive del Mjøsa — il più esteso della Norvegia — è stata costruita, appunto, Hamar e ci vivono i suoi circa 30.000 abitanti.
HAMAR
Hamar_from_air.jpg
AEROPORTO DI HAMAR (ENHA)
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Fuori dall'aeroporto, meritano certamente un'occhiata i resti della cattedrale medievale — racchiusi in una costruzione di vetro — e il Vikingskipet (Nave dei Vichinghi), il palazzo del ghiaccio a forma di drakkar rovesciato, costruito in occasione dei XVII Giochi Olimpici Invernali svoltisi nella non lontana Lillehammer.
HAMAR
Hamar-walkingstreet.jpg
HAMAR, RESTI DELLA CATTEDRALE MEDIEVALE​
Domkirkeruinene-Hamar.jpg

Ma fuori dall'aeroporto innanzitutto mi preoccuperei di assoldare una guida locale. Se ne trovano di brave e preparate (e se volete anche di graziose e con gli occhi blu...): anche se qui quasi tutti parlano un ottimo inglese, qualcuno che vi orienti e che vi aiuti con la lingua tra lo Scandic Hotel e il bistrò Stortovet Gjestgiveri — secondo me — non guasta. Certo, se pensate anche di offrirle la cena e vi concedete due "urteposjert kveitfilèt" (filetti di halibut alle erbe), predisponete almeno 120.00 Euro, bevande escluse.
SCANDIC HOTEL
Scandic.jpg
FILETTI DI HALIBUT ALLE ERBE
halibut.jpg
 

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    Nygars.jpg
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6^ Tappa: 🇳🇴BERGEN - HAMAR🇸🇪
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Non c'è bel tempo quando decollo dall'Aeroporto di Stafsberg — a Hamar, in Norvegia — ma fortunatamente, via via il cielo si va pulendo e il sole splende fiero quando sorvolo Drottningholm, il Palazzo del XVII che, con i suoi meravigliosi giardini, è la residenza permanente dei sovrani di Svezia.
Tra Hamar e Stoccolma oltre duecento miglia di boschi verdi, grandi laghi blu, laghetti blu e altri boschi verdi: paesaggio suggestivo ma che, dopo un po', tende pure a stufare...

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Meglio quindi — prima di posare i pattini sulla piazzola del Bromma, secondo aeroporto cittadino — rinfrancarsi sorvolando il centro della deliziosa capitale svedese.

DROTTNINGHOLM
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TELE2 ARENA / ERICSSON GLOBE​
Tele2Arena_EricssonGlobe.jpg

KUNGLIGA SLOTTET (PALAZZO REALE)
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STORKYRKAN (CATTEDRALE DI SAN NICOLA)
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STORTORGET
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GRAND HÔTEL STOCKHOLM
GrandHotelStockholm.jpg

RESTAURANT "VERANDA"​
theVeranda.jpg
 

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7^ tappa - 🇸🇪 󠁧󠁢󠁳󠁣󠁴󠁿SSTOCKHOLM, Bromma-ESSB / HELSINKI, Malmi-EFHF 🇫🇮
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map.jpg
Da Stoccolma a Helsinki. No, non è un remake de "La Casa de Papel" ma è il volo — quasi 250 miglia, coperte in un'ora e tre quarti — effettuato in questa tappa del mio (sim)Heli Tour.
Approfitto del meteo favorevole e di un sole che, seppure scandinavo, splende sufficientemente, per decollare dal Bromma (periferia nord-occidentale della capitale svedese) e mettere la prua dell'AH-145 verso est.
Il benvenuto, la Finlandia me lo dà con l'arcipelago delle Åland, piazzato nel Golfo di Botnia quasi a guardia delle coste continentali, sulle quali si affaccia Turku, l'antica capitale.
Un'altra mezz'oretta di volo e — impreziosita anche dalla luce radente del tramonto — sono su Helsinki.


AEROPORTO DI HELSINKI-MALMI (EFHF)
EFHFMalmi.jpg

La città venne ufficialmente fondata dagli svedesi nel 1550, con il nome di Helsinge ("golfo", "approdo"), prendendo pieno possesso del porto locale. Ma già nel 1351 un documento del re Magnus II garantiva al monastero estone di Padise i diritti per la pesca del salmone sul fiume Vantaa.
Per controbilanciare e prevalere su Tallinn, re Gustav di Svezia ordinò ai mercati di Porvoo, Ekenäs, Rauma e Ulvila di trasferirsi a Helsinki; ma con la conquista dell'Estonia (1561) per gli svedesi cessò la necessità di espandere la città e Helsinki, per circa due secoli, non rappresentò altro che un modesto borgo di pescatori.
Nel 1748 il governo svedese, a protezione dall'espansionismo russo, iniziò la costruzione della fortezza di Sveaborg (Suomenlinna, in finlandese) che, però, al primo assedio cadde. Passata allo zar la sovranità della Finlandia — siamo agli inizi dell'800 — Aleksandr I decise allora di spostare la capitale finlandese da Turku a Helsinki, in quanto la relativa debolezza dell'influenza svedese sulla città e la sua vicinanza a San Pietroburgo avrebbero reso il controllo del governo locale più semplice.

HELSINKI, STADIO OLIMPICO
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HELSINKI
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Dal 1918 Helsinki è la capitale della repubblica indipendente di Finlandia. L'eleganza, l'austerità e la sobrietà dello "stile nordico" caratterizza gli edifici residenziali del centro storico, soprattutto nei quartieri di Punavuori e di Kruununhaka; mentre girando per Käpylä e Töölö è facile imbattersi ancora in antiche e affascinanti case di legno.
Ma ovviamente il "modernismo finlandese" — reso famoso a partire dalla fine degli '60 del XX secolo dalle creazioni di Alvar Aalto — ha lasciato e lascia tuttora un segno importante sulla capitale finlandese.

HELSINKI, PUNAVUORI
punavuori.jpg

HELSINKI, KÄPYLÄ
MT0520_PuuKapyla_avaus_H9fgK.jpg

Architettura a parte, mi sono preoccupato fondamentalmente di dove andare a mangiare e a dormire bene: l'Hotel Kämp non è male a lusso e comfort e nel suo ristorante, la Brasserie — dopo un bel po' di ottime cene a base di pesce — posso provare un piatto di carne: lombata australiana (!) alla griglia, cipolle fritte, vinaigrette di ostriche, patate arrosto e salsa chimichurri.

HELSINKI, HOTEL KÄMP
Kamp-Hotel.jpg

HOTEL KÄMP, RESTAURANT "BRASSERIE"
Kamp BrasserieManzo Petite Tender, Tattia e Olandese ai mirtilli rossi.jpg

Piccola annotazione finale sul commento musicale alla clip: la musica finlandese è ovviamente un affare esclusivo, una cosa per pochi: io praticamente non la conosco e quindi sono andato sull'"usato sicuro": il finale del Concerto per Violino di Janne Sibelius, gloria locale.
 

Fabiani

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8^ tappa — 🇫🇮 Helsinki, Malmi EFHF - ULLI Sankt Peterburg, Pulkovo 🇷🇺
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map.jpg

In fondo al Golfo di Finlandia c'è la costa russa.
Lascio Helsinki sorvolando il suo porto e poi la miriade d'isolette che costella la frastagliatissima costa baltica e — dopo circa un'ora — la Russia mi accoglie con il profilo di Setroresk, grande sobborgo occidentale di San Pietroburgo.


Sankt Peterburg, fondata agli inizi del '700 dallo Zar Pietro I "Il Grande" con l'autocelebrativo nome di Petrograd, chiamata Leningrad nel 1924, dal 1991 è diventata "La Città di San Pietro" (l'Apostolo).
Affacciata sul Baltico e attraversata dal fiume Neva, è la seconda città russa per importanza e i suoi quasi cinque milioni e mezzo di abitanti ne fanno la quarta città più popolosa d'Europa, dopo Istanbul, Mosca e Londra.
Centro della Russia imperiale e da sempre porto storicamente strategico (è sede del quartier generale della Marina russa), ben più di Mosca è considerata la capitale culturale del paese e ne rappresenta anche il cuore economico, scientifico e turistico.
Il centro storico di San Pietroburgo e i relativi gruppi di monumenti costituiscono un patrimonio mondiale dell'UNESCO e ospita l'Hermitage — uno dei più grandi musei d'arte del mondo — mentre nel distretto di Primorskij svettano gli 87 piani e i 462 metri che fanno del Lakhta Center il grattacielo più alto d'Europa.
(ndr: non sono riuscito a procurarmi uno scenario cittadino decente di San Pietroburgo e quello di default riporta, tra i punti d'interesse, soltanto le cupole dorate della chiesa del Salvatore sul Sangue Versato. Mai nome più evocativo — ahinoi! — ).

AEROPORTO PULKOVO (ULLI) - TERMINAL BUSINESS
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Le autorità locali — dopo la raccomandazione di evitare il gran bel traffico dell'Aeroporto Internazionale Pulkovo/ULLI — mi fanno scendere sul piazzale del Terminal 3, quello riservato all'aviazione business e agli elicotteri.
Pratiche burocratiche un po' complesse, poi via di corsa verso il lussuosissimo Lion Palace Hotel, in tempo per un'aperi-cena a base di caviale nel suo Xander Bar.

SANKT PETERBURG
1.jpg

SANKT PETERBURG, HERMITAGE
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SANKT PETERBURG, CHIESA DEL SALVATORE SUL SANGUE VERSATO
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SANKT PETERBURG, LAKHTA CENTER
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SANKT PETERBURG, LION PALACE HOTEL
lionpalacehotel.jpg

SANKT PETERBURG, XANDER BAR (LION PALACE HOTEL)
eatweek.ru-four-seasons-lions-palace-248.jpg


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Nota sul commento musicale alla clip: non è propriamente il mio genere. Ma "Police State" delle Pussy Riot ci sta bene, purtroppo.
pussy.jpg
 

Savino

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Scusami per la domanda un po' scemotta... ma tutte queste belle foto le fai dal sim? GRazie
 

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No. Le foto sono reali, prese tra quelle disponibili sul web.
Solo la clip filmata è una riproduzione della simulazione.
🤗
 

Fabiani

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9^ tappa
🇷🇺 Sankt Peterburg, Pulkovo ULLI - EETU Tartu 🇪🇪
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map1.jpgNon sono purtroppo i giorni migliori per frequentare i cieli della Russia, ma farei carte false per sorvolare basso i monumenti della splendida San Pietroburgo, il cui centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO "Patrimonio dell'Umanità".
Ne sim-approfitto, allora, per farlo in questo trasferimento del mio Euro Heli Tour solitario che mi porta dalla seconda città russa — con i suoi quasi cinque milioni di abitanti — alla seconda città estone, Tartu che di abitanti non arriva a centomila.


Alzati i pattini dal Terminal 3 (quello riservato a elicotteri e traffico business) dell'Aeroporto Internazionale di Pulkovo, infatti, non metto il muso subito verso Ovest ma punto verso nord per vedere scorrere sotto di me — tra tante altre cose — la Porta Trionfale "Moskva", lo Stadio dello Zenit, il Lakhta Center (che è attualmente il più alto grattacielo costruito in Europa), i bastioni della Petropavlovskaja krepost' (la Fortezza di Pietro e Paolo), il Ponte Troickij, la massiccia architettura del palazzo dell'Ammiragliato, lo splendido Museo Hermitage con i suoi giardini, la tipica cupola dorata dello Spas na Krovi (la chiesa ortodossa del Salvatore sul Sangue Versato) e infine — come potrei mancarla? — la Nevskij Prospekt.
Poi sono boschi, boschi e boschi fino arrivare alla vastità del Lago Peipus, quinto lago d'Europa per estensione che i russi — i quali dalla loro sponda orientale non vedono quella occidentale estone — chiamano addirittura "mare" (il Mare di Pskov). Da lì, poco più di una trentina di miglia per arrivare a Tartu e atterare nel suo piccolo ma grazioso aeroporto (EETU).
La città — la seconda dell'Estonia, come detto — è graziosa ma di realmente rilevante può vantare solo il fatto di essere sede di un'antica e prestigiosa università. Motivo probabilmente decisivo per avere nominato Tartu (insieme a Bodø e Bad Ischl) Capitale Europea della Cultura 2024.

TARTU, MUNICIPIO
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TARTU, L'UNIVERSITÀ
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Qui piove; meglio andarsi ad asciugare le ossa con una bella sauna al V-Spa Hotel e dopo — al suo ristorante "Joyce" — gustarsi una non disprezzabile Veise Ribi (che poi sarebbe una costoletta di manzo, condita con salsa di ginepro, salsa di mango e maionese al tartufo.
Buona notte.

TARTU, V-SPA HOTEL
VSpaConferenceHotel.jpg

TARTU, RISTORANTE "JOYCE" (V-SPA HOTEL)
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10^ tappa
🇪🇪 Tartu EETU - EVRA Rīga 🇱🇻
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Il tempo non è bellissimo quando lascio la piazzola dell'aeroporto Ülenurme di Tartu (EETU) — almeno non piove più, come all'arrivo... — però va migliorando via via che copro la rotta verso la Lettonia e già quando sono sulle acque del Lago Burtnieks un po' di sole inizia a fare capolino.
Dopo poco più di un'ora di volo, tocco terra negli spazi FBO dell'aeroporto internazionale di Rīga (EVRA).


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La capitale della Lettonia — la più grande e una delle principali città per importanza culturale, politica ed economica delle tre repubbliche baltiche, chiamata non a caso "La Parigi del Nord"— fu fondata alla foce del fiume Daugava nel XIII secolo ed è stata l'antico centro della Lega Anseatica.
Il suo centro storico — inserito dal 1997 nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità dall'UNESCO — da una parte (Vecrīga) ha mantenuto relativamente intatto il tessuto medievale e dall'altra (Centrs) vanta una tale qualità e quantità di edifici Art Nouveau (lo Jugendstil tedesco) che non ha paragoni al mondo: oltre ottocento palazzi e palazzine erette nel periodo tra la fine del XIX secolo e il 1914 principalmente per opera del celebre architetto Michail Ėjzenštejn, padre del regista Sergej (quello de "La corazzata Potëmkin", per capirci...).
Nel volo panoramico effettuato sulla città, prima di atterrare, spiccano anche un altro paio di cose particolarmente interessanti: l'ardita architettura del Ponte Vanšu e gli inconfondibili padiglioni del Rīgas Centrāltirgus che fanno, del "Centrale" di Rīga, oltre che il mercato più grande d'Europa (con una superficie di oltre 72.000 m2 e 3.000 stand commerciali), anche uno dei più suggestivi, essendo stato realizzato — appunto — in vecchi hangar (fine anni '20) di Zeppelin tedeschi, incorporando stili neoclassici e Déco.

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Questa volta le foto a corredo non sono prese dalla rete ma le ho scattate realmente io qualche anno fa; compresa quella nella spa dell'ottimo Radisson Blu Daugava Hotel.

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Irpus

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Complimenti, seguo sempre con interesse i tuoi reportage! Anche se non uso molto gli elicotteri.
Belle anche le foto. Stavolta si vedeva che le ultime erano 'vere' : ti ha tradito il riflesso della finestra in albergo nella prima (dopo il video) e l'inquadratura del volo di linea.
PS. Il mango è un condimento tipico estone vero?

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Complimenti, seguo sempre con interesse i tuoi reportage! Anche se non uso molto gli elicotteri.
Belle anche le foto. Stavolta si vedeva che le ultime erano 'vere' : ti ha tradito il riflesso della finestra in albergo nella prima (dopo il video) e l'inquadratura del volo di linea.
PS. Il mango è un condimento tipico estone vero?

Inviato dal mio Tapatalk
Grazie e complimenti per l'occhio fotografico che ha colto i riflessi: effettivamente quei tetti li avevo presi dalla finestra della camera dell'albergo... 😉
...e sì, se vai a Riga, una bella zuppa di aringhe con contorno di crauti e mango non te la puoi perdere 😁
 

diego1958

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nella bassa bergamasca
una bella zuppa di aringhe con contorno di crauti e mango non te la puoi perdere 😁
detto così fa venire i brividi ma io assaggio tutto :D

EDIT: ricordo anni fa di aver mangiato in un baracchino sul lungomare di Ostenda, in inverno, un panino con l'aringa affumicata e una bella birretta per lavare via ... erano le 8 del mattino !!!
 

Fabiani

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11^ tappa
🇱🇻 Rīga EVRA - EYVI Vilnius 🇱🇹
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Decollo da Rīga di pomeriggio, allungando di poco la rotta per passare sul Castello di Trakaj — che sorge suggestivo in riva a un lago a una ventina di miglia a est di Vilnius — e calcolando di atterrare nella capitale lituana al tramonto.

TRAKAJ - IL CASTELLO
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Nata come insediamento di tribù baltiche, per circa trecento anni (dalla fine del XIV a tutto il XVII secolo) Vilnius rappresentò un importante crocevia nell'Europa nord-orientale. Nella città si stabilirono polacchi, russi, ebrei, magiari, tedeschi, ruteni e gruppi di tante altre etnie, migranti sia da ovest che da est.
Ciascuna di queste comunità diede il suo contributo alla vita cittadina: un "melting pot" culturale che non solo fece prosperare commercio e artigianato ma anche la scienza, se è vero che nel 1579 Stefano I Báthory fondò la locale Università — per due secoli guidata dai Gesuiti — la quale divenne il più importante centro scientifico del Granducato di Lituania, uno dei maggiori della regione baltica e che attualmente conserva la più antica e ricca biblioteca del Paese.
Ma è la storia di Vilnius — e dell'intera Lituania — a essere improntata dal senso di mescolanza e di sovrapposizioni culturali: è questa una terra che ha visto passare, col piglio non eccessivamente cordiale che hanno gli invasori, gli eserciti della Russa zarista, quello della Francia napoleonica, quello del secondo Reich, quello dei Bolscevichi e poi quello polacco, quello nazista e quello dell'Armata Rossa. Solo nell'Agosto 1991 — peraltro dopo i sanguinosi scontri avvenuti nel corso dell'attacco all'edificio della radiotelevisione lituana — l'Unione Sovietica riconobbe l'indipendenza del paese, proclamata l'anno precedente.
Negli ultimi trent'anni molti palazzi antichi e molte splendide chiese barocche sono state restaurate e Vilnius ha sempre più preso i caratteri di una città dell'Europa occidentale.
E tale mi appare mentre sorvolo la collina — quella dove il Duca di Gediminas nel 1323 costruì il forte di legno dal quale è partito lo sviluppo urbano attuale — e il quartiere di Užupis ("dall'altra parte del fiume"), il centro storico della città.

1.JPG2.jpg3.JPG

3b.JPG
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5.jpg

Poche miglia più a sud mi attende una piazzola dell'area business nell'Aeroporto Internazionale (EYVI) e un po' di meritato riposo in un buon hotel, tipo il Pacai.

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(nota: anche per questa tappa, le foto a corredo non sono state prese della rete ma sono state scattate nel corso di un mio viaggio in Lituania di qualche anno fa)
 

Fabiani

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12^ tappa
🇱🇹 Vilnius EYVI - UMMG Hrodna 🇧🇾
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map.jpg

Col cielo coperto si va dalla capitale della Lituania a quella che, per numero di residenti (circa 300.000), è la quinta città della Bielorussia.
In più o meno un'ora di volo, tra Vilnius e Hrodna (Grodno, traslitterato e pronunciato in russo) niente di particolarmente affascinante da riportare, per cui mi limito a registrare decollo e atterraggio. Quest'ultimo effettuato dopo un paio di sorvoli e di hovering — così, tanto per dare un'occhiata a dove ero capitato.— e neanche tanto fatto bene e in grande spregio alle indicazioni degli operatori dello scalo bielorusso (ma tanto c'era un sacco di spazio per fare poggiare i pattini del mio AH145...).
Anche sulla città meta di questa mia dodicesima tappa non c'è molto da dire, se non che è posta sul fiume Nëman, vicina al triplo confine tra Bielorussia, Polonia e Lituania.


La sua storia è abbastanza simile a quella degli altri centri di questa parte d'Europa, storicamente identificata come "Rutenia". Sorti tra il X e l'XI sec. quasi sempre come mercati o posti di sosta sulle rotte commerciali tra ovest ed est, caratterizzati — anche e soprattutto per questo motivo — dall'accogliere comunità ebraiche numerose. E protagonisti loro malgrado di secoli di scorribande e invasioni: a partire dai Cavalieri Teutonici per finire, per ora, all'Armata Rossa.

AEROPORTO DI HRODNO / UMMG
arp.jpg

HRODNO
Belarus-Hrodna-New_and_Old_Castles-1.jpg

HRODNO
Kreisverkehr-mit-Panzer-Grodno-Belarus-Weissrussland-1600x860-2-YES.jpg

HRODNO
grodno-belarus-may-monument-to-warriors-liberators-world-war-ii-old-soviet-tank-t-square-14910...jpg

Non si può dire che sia una bella città e che, andandosene, ti possa assalire la nostalgia di ritornarci presto: un paio di foto per fare annusare l'aria che tira qui ce le metto ma — con tutto il rispetto per i cittadini di Hrodna — credo che nessuno si offenderà se penso che la cosa migliore da fare è andarsi a rinchiudere al calduccio del più che discreto Kronon Park Hotel.

HRODNO, KRONON PARK HOTEL
Kronon parkH.jpg

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Consueta nota musicologica: la breve clip è commentata dal brano Беларусочка (Belarusochka, ovvero "ragazza bielorussa"), così tanto per — ovviamente — sollevare il morale...
 

Fabiani

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13^ tappa
🇧🇾 Hrodna UMMG - UKLI Ivano-Frankivs'k 🇺🇦
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Porto il mio H145 da Hrodna (Гро́дна), Bielorussia, a Ivano-Frankivs'k (Івано-Франківськ), città di circa 250 mila abitanti nell'Ucraina occidentale, capoluogo dell'omonimo Oblast'. Il che significa farsi qualcosa meno di 300 miglia verso sud (rotta più o meno costante sui 165°/170°), passando da un incombente "overcast", con nevischio e temperatura a -1° a un paio di gradi di freddo in più, ma essere accolti almeno da un cielo più passabile.


La città meta di questa mia tredicesima tappa venne eretta nel 1662, col nome di Stanisławów, come fortezza per proteggere dalle invasioni dei Tatari la Confederazione Polacco-Lituana, di cui fece parte fino al 1772, anno in cui divenne parte dell'Impero Austro-Ungarico.
Ed è con la sconfitta nel primo conflitto mondiale e con il relativo dissolvimento dei possedimenti asburgici, che la storia recente di queste parti d'Europa si fa — se vogliamo — ancora più dolorosa.
Nel 1919 viene annessa alla Polonia; vent'anni dopo le mosse militari di URSS e Germania nazista, susseguenti al patto Molotov-Ribbentrop, comportano la presa di Stanisławów da parte dall'Armata Rossa; e, fra il 1939 e il 1941, il regime stalinista ordina la deportazione di migliaia di persone, in gran parte polacche, verso la morte per stenti nei durissimi gulag siberiani.
Nel '41 i nazisti — ormai in guerra contro l'URSS — invadono la città e uccidono in massa circa 40 mila ebrei; quando nel Luglio del '44 l'esercito sovietico rientra a Stanisławów, gli abitanti di religione ebraica, sopravvissuti nascondendosi, sono solo un migliaio.
Nel 1962 il nome della città viene cambiato in onore dello scrittore ucraino Ivan Franko; la città diventa uno dei centri del movimento indipendentista e, nel 1991, festeggia la nascita della Repubblica d'Ucraina.
La storia recente, poi, da dieci mesi è divenuta drammatica contemporaneità: lo stesso aeroporto internazionale di Ivano-Frankivs'k/UKLI dove atterro oggi — permettetemi quest'unica, seppur discutibile, commistione fra simulazione ludica e realtà — lo scorso Marzo (come si vede dal filmato "vero") è stato colpito da un razzo.


E quanto mi basta per non aggiungere altro: né foto, né consuete dritte su turismo o eno-gastronomia locale. E limito, il filmato "finto", alla testimonianza del mio decollo e del mio atterraggio.
 
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