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1^ Tappa: REYKJAVÍK - NESKAUPSTADUR
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La prima tappa dell’EHT ‹Solo› '22-23 – giro di tutti i paesi d’Europa, sim-pilota e unico passeggero del fido elicottero Airbus H145 (immatricolato I-AURF) – parte e si conclude in Islanda, sollevando i pattini da BIRK-Reykjavík e percorrendo le 269 NM (498 Km) che mi separano da BINF-Nordfjördur in circa 2 ore.
Volando il più possibile a bassa quota, il piano prevede una rotta non lineare: inizialmente per ammirare dall’alto la deliziosa capitale islandese, poi per sorvolare le acque turchesi del Thingvallavatn; quindi per praticare un po’ di slalom aereo tra i due massicci dell’Hofsjökull e del Vatnajökull.
Infine, per la scelta di atterrare a BINF (anziché utilizzare l’aeroporto regionale “ufficiale”, quello di Egilsstadir): perché infilarsi nei diciotto chilometri del Mjóifjördur, doppiarne il capo roccioso – il punto più a Est dell’Islanda – e infine approcciare al piccolissimo scalo del Nordfjördur, vale di certo il viaggio più lungo.
Neskaupstadur, adiacente all’aeroporto, arriva a stento a millecinquecento abitanti; quasi tutti impiegati in uno degli impianti di lavorazione del pesce più grandi e avanzati in Europa, piuttosto che nella locale fonderia di alluminio o nella nuova, moderna centrale idroelettrica.
Fino al 1949 – prima che venisse costruito un tunnel a 2 corsie di quasi otto chilometri – la città era accessibile solo in barca; erano gli anni in cui era soprannominata “Piccola Mosca”, a causa del suo forte background socialista. Oggi, di sovversivo, c’è rimasto l’Eistnaflug: festival di musica metal, hardcore, punk, rock e indie che per tre giorni quasi triplica la popolazione di Neskaupstadur; ma c’è stato a Luglio e quindi sono in ritardo.
Bene: cosa fa un viaggiatore da quelle parti? Per camminare en plain-air nella natura, fra prati, boschi e sentieri di montagna c’è n’è quanto basta; ugualmente per splendide passeggiate a cavallo.
Per dormire, ideale la sistemazione all’Hildibrand Apartment Hotel. Che ha anche un ristorante dove ogni voglia di baccalà – come di qualsiasi altro piatto locale, di pesce e non – può essere soddisfatta.
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La prima tappa dell’EHT ‹Solo› '22-23 – giro di tutti i paesi d’Europa, sim-pilota e unico passeggero del fido elicottero Airbus H145 (immatricolato I-AURF) – parte e si conclude in Islanda, sollevando i pattini da BIRK-Reykjavík e percorrendo le 269 NM (498 Km) che mi separano da BINF-Nordfjördur in circa 2 ore.
Volando il più possibile a bassa quota, il piano prevede una rotta non lineare: inizialmente per ammirare dall’alto la deliziosa capitale islandese, poi per sorvolare le acque turchesi del Thingvallavatn; quindi per praticare un po’ di slalom aereo tra i due massicci dell’Hofsjökull e del Vatnajökull.
Infine, per la scelta di atterrare a BINF (anziché utilizzare l’aeroporto regionale “ufficiale”, quello di Egilsstadir): perché infilarsi nei diciotto chilometri del Mjóifjördur, doppiarne il capo roccioso – il punto più a Est dell’Islanda – e infine approcciare al piccolissimo scalo del Nordfjördur, vale di certo il viaggio più lungo.
Neskaupstadur, adiacente all’aeroporto, arriva a stento a millecinquecento abitanti; quasi tutti impiegati in uno degli impianti di lavorazione del pesce più grandi e avanzati in Europa, piuttosto che nella locale fonderia di alluminio o nella nuova, moderna centrale idroelettrica.
Fino al 1949 – prima che venisse costruito un tunnel a 2 corsie di quasi otto chilometri – la città era accessibile solo in barca; erano gli anni in cui era soprannominata “Piccola Mosca”, a causa del suo forte background socialista. Oggi, di sovversivo, c’è rimasto l’Eistnaflug: festival di musica metal, hardcore, punk, rock e indie che per tre giorni quasi triplica la popolazione di Neskaupstadur; ma c’è stato a Luglio e quindi sono in ritardo.
NESKAUPSTADUR
Bene: cosa fa un viaggiatore da quelle parti? Per camminare en plain-air nella natura, fra prati, boschi e sentieri di montagna c’è n’è quanto basta; ugualmente per splendide passeggiate a cavallo.
Per dormire, ideale la sistemazione all’Hildibrand Apartment Hotel. Che ha anche un ristorante dove ogni voglia di baccalà – come di qualsiasi altro piatto locale, di pesce e non – può essere soddisfatta.
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